Artedimarte: quasi una scuola

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Molte grandi pensate, dalla mera variante gastronomica alla più sentita delle rivoluzioni, sono state raccolte da un divano. Lo sappiamo bene, qui a S.O.F.A., che del nostro ἀρχή [archè] portiamo il nome. Passeggiate condotte sul ciglio del pavimento, investite periodicamente dalla risacca alcolica e da una brezza mutevole, che frizza, percuote o ricade a seconda degli animi. Non è questo il mistero.

Epperò un mistero c’è.

S.O.F.A. ha un divano nuovo, più grande, più esposto. È liscio alla mano, e allo sguiscio della parola. Può caderci del vino, la conversazione può aggrovigliarsi tra le sue dune: accoglierà il cambiamento senza restarne segnato.
È un divano periodico, una bella di notte. Certi martedì si popola di bassi e chitarre alla rinfusa, come un vecchio garage clandestino. Una jam session, una zuppa primordiale.
“Dove?”, domanderai. Ed ecco l’enigma da preservare. Meglio domandare ‘come’. Ebbene, il nostro divano si affida alle maree: la sua scelta è casuale, costante il cambiamento. Il suo invito potrebbe coglierti ovunque, in questo stesso mese o nel prossimo. Porterai compagnia, perché non ha posti singoli; porterai l’artista che ami, l’ospite numero 3. Quando? Chissà, resta in ascolto.

Arte dì marte è il nuovo divano di S.O.F.A., incontri di martedì, una volta al mese, intorno ad un’opera, un aperitivo, delle persone.
Chi sceglie l’opera modera l’incontro.
L’invito è casuale e si richiede a chi si invita di portare un’altra persona.
Quale opera? Del mondo della arti visive e performative.
Di quale periodo? Di quello che desideri.
Bisogna essere esperti? No, è un’occasione però per studiare un pochino in modo da condividere quello che si sa sull’opera che si propone.

Parole di Sharon Tofanelli

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Come un cadavre exquis, GIUNGLA si è sviluppata dal 2020 ad oggi, ha ricamato linee da un’edizione all’altra, coinvolgendo artisti e ricercatori provenienti da varie parti del mondo, dialogando con istituzioni pubbliche e private, mecenati, enti di formazione, istituti culturali, abitando molti luoghi del centro e della Piana di Lucca. Ogni anno un pensiero ed un ripensamento, una parola a cui tutto il resto faceva eco: giardino, orto, casa, luna, bucolico, radicale, creando in chi l’ha sempre frequentata un museo immaginario di simboli e realtà d’incontro.